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Carissimi fedeli,

avevamo tanto sperato che il coronavirus con il suo devastante influsso avesse termine entro pochi giorni. La realtà si sta mostrando più seria del previsto. La affrontiamo senza allarmismi, ma anche con senso di grande responsabilità.

Questa è la ragione per la quale noi Vescovi del Veneto abbiamo accolto l'istanza delle autorità preposte, regionali e statali, per non renderci anche noi complici di una eventuale e possibile diffusione del virus. Per questo motivo, con una sofferenza che ci lacera il cuore, abbiamo stabilito che si evitino le celebrazioni eucaristiche assembleari. Auspicando che la situazione di contagio si attenui progressivamente fino a scomparire. Speriamo almeno in occasione della Pasqua! Sarà la festa della liberazione dal peccato, ma anche dalla prigionia dell'angoscia che si sta diffondendo più ampiamente del coronavirus.

Nel frattempo, provate a trovare dei momenti tutti vostri per la lettura di una pagina del Vangelo, per la recita del Rosario, per preghiere spontanee per i vostri cari, per gli ammalati, le famiglie in stato di disperazione, per i giovani abbandonati a se stessi. E anche per i vostri preti. A proposito, tenetevi in contatto con i vostri preti, magari attraverso il cellulare, per una confidenza, una preghiera, la richiesta di un colloquio, la possibilità di confessarsi o di fare la comunione.

Penso con indicibile sofferenza alle situazioni incresciose che si stanno creando: il clima di sospetto e di paura, la paralisi di negozi e di alberghi, la chiusura di imprese, il crollo del turismo, l'angoscia per non intravvedere un orizzonte con spiragli di luce. E gli infiniti disagi delle famiglie con figli in età scolare, ora a casa, o con familiari ammalati e infermi a casa o all'ospedale e anziani alla casa di riposo. E il non poter celebrare i funerali con una adeguata partecipazione di persone amiche. Tutte situazioni pesanti da gestire.

Una cosa è certa: questo virus non è stato mandato da Dio per punire l'umanità peccatrice. È effetto della natura nel suo tratto di matrigna. Ma Dio affronta con noi questo fenomeno e probabilmente ci farà capire, finalmente, che l'umanità è un villaggio unico. Siamo tutti responsabili gli uni degli altri, a cominciare dai capi di Stato e di Governo. Un virus invisibile sta mettendo in ginocchio l'intera umanità. Si ritrovi unita l'umanità a combatterlo, perché è un danno per tutti. Ma si trovi non meno unita a combattere virus peggiori, quelli dell'individualismo, dell'egoismo, della volontà di dominio e di quell'indifferenza che lascia del tutto sotto traccia, ad esempio, l'ondata impressionante di profughi dalla Siria, costretti a girovagare disperati, senza un approdo.

Vi penso. Prego per voi. Sera e mattina vi assicuro una speciale benedizione. Teniamoci uniti. Dio non ci abbandona mai.

Con affetto

il vostro vescovo
Giuseppe Zenti